NON SI PUO'DESCRIVERE IL

PROFUMO DI UN FIORE

VILIANAFERRERO

EDIZIONILULU


Questo libro è un atto di volontà. E’ una corsa, a tratti consapevole a tratti no, verso la padronanza e la condivisione delle emozioni più forti e verso una progressiva comprensione e accettazione dell’altro e, quindi, di sé.  Mostra tutti i colori di un sentimento cercato, vissuto, combattuto, odiato e ricondotto nella dimensione intima dell’esperienza umana. Il desiderio e la lotta animano, da sempre, ogni grande battaglia del genere maschile e femminile, soprattutto quanto il terreno di conquista è l’amore dell’altro,  ma in questo libro il sogno di costruire una relazione profondamente appagante travalica i normali schemi del tentativo ed assume le forme di una incessante, se non disperata, necessità.  Il concetto di amore, qui espresso nella sua accezione più energica e passionale, diventa un reale motivo di vita e trasforma anche il più piccolo desiderio in un atto necessario, in una azione inevitabile e doverosa. E’ un sentimento che ha sete, che chiede nutrimento, che aspira a crescere,  pur deragliando presto dai binari della buona condotta e, soprattutto, del positivo appagamento reciproco.


Questo libro è un documento sulla condizione di chi ama. E, come ogni altra fonte di documentazione, contribuisce a definire una chiave di lettura più ampia delle relazioni a due, delle dinamiche funzionali o patologiche che tengono in essere un rapporto, delle luci e delle ombre che una vita di coppia manifesta non solo nella realizzazione di un progetto comune, ma anche nella gestione del quotidiano. Chi ama sperimenta una dimensione unica e irripetibile, almeno con quelle forme e con quella persona. Secondo Erich Fromm, che al tema del sentimento ha dedicato profonde riflessioni nel saggio “l’arte di amare”, ciò che definiamo “amore” è un potere attivo dell’uomo, un potere che azzera le barriere che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso di isolamento e, tuttavia, gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Su questa definizione possiamo soffermarci per ribadire quanto il presente libro sia una testimonianza evidente di quale difficile ed impervio cammino una donna che ama debba percorrere per armonizzare la sua istintività, il suo sentimento, l’avvicinamento ad un’altra persona e la passione estrema nel mantenerla al suo fianco. E’ il senso del potere che, nel presente racconto come nelle parole di Fromm, sembra pervadere il concetto di amore. Il potere è energia, è forza e convinzione verso l’obiettivo. Almeno fino a quando la conquista è possibile. Almeno fino a quando la conquista diventa la certezza che i confini di uno stare insieme sono tracciati.  Manca, qui, l’aspetto dell’integrità. L’incontro tra due mondi femminili, l’estasi di un sentimento e di una passione che sembrano rompere ogni schema e la nascita di un “noi” non consentiranno al potere di preservare l’integrità e la stabilità psicologica individuale.


Questo libro è un diario di emozioni. Ci sono tutte. La gioia, la paura, il dubbio, la rabbia e l’abbandono, l’ottimismo e l’umiliazione. Ognuna con un suo perchè, una sua radice. L’emozione di una bambina che diventa adolescente e che racconta piccole bugie, una giovane adulta che si ritrova donna più matura, confrontandosi con altre bugie. Con i timori e le incertezze affettive, il difficile percorso di accettazione di sè, la scoperta di quanto possa essere dura costruire relazioni sincere,  ma anche con spensieratezza e con un sano, e quantomai energico, orientamento alla vita.


Viliana sceglie la modalità del racconto su linea temporale, aiutando il lettore a sintonizzarsi sull’evoluzione dei suoi sentimenti e sul fluire delle emozioni più intime, ripercorrendo eventi e vicende che descrivono in maniera accesa un intenso frangente di vita. L’idea è quella di trasmettere pensieri e riflessioni in modalità “spot”, utilizzando il “post” come uno strumento istantaneo per raccontare qualcosa, nell’immediatezza con cui ciò avviene. Il “post” come elemento prorompente in una comunicazione interpersonale in evoluzione continua, dove parole ed immagini diventano subito motivo di condivisione. E’ curioso immaginare quanto le emozioni così minuziosamente definite in questo libro siano state oggetto di lettura social. E’ interessante pensare che tali sensazioni abbiano ricevuto maggiore sostanzialità proprio nell’atto stesso della condivisione, come se un gruppo virtuale fatto di occhi e cervelli ne sia rimasto in attesa ed abbia riversato su di esse curiosità ed attenzione. Un diario virtualmente condiviso che, diversamente da quanto avviene nell’interazione reale, permette indubbiamente una maggiore disinibizione emotiva. Non c’è uno sguardo davanti, non una presenza fisicamente apprezzabile. Il “post” diventa un richiamo estremo di attenzione, un luogo in cui l’esaltazione della felicità e l’egoismo della sofferenza più intima trovano il loro palcoscenico migliore. La gratificazione dell’essere e del mostrarsi davanti ad “amici”. Sigmund Freud riteneva che l’amicizia fosse una forma di amore inibito nella meta, un esempio di quanto la pulsione sessuale potesse ripiegare verso forme sublimate per ricercare un qualche appagamento. Così il digitare sulla tastiera i propri pensieri, magari a poca distanza da ciò che ci impressiona o ci mette in contatto con la gioia o il dolore, diventa una modalità di ascolto di un bisogno profondo, un desiderio inconsapevole di incanalare la nostra libidine vitale.


Lo spaccato di vita che Viliana descrive in questo libro fa riferimento ad un vissuto certamente non facile. La donna che progressivamente emerge dal racconto è un essere debole, a tratti indifeso, ma anche forte nella volontà e deciso nella realizzazione delle aspirazioni più profonde. Una donna che decide di lottare nella convinzione che la posta in gioco sia molto alta e sceglie di mettersi alla prova anche a scapito della propria dignità.  Viliana delinea le alterne vicende di una relazione che sembra avere ben pochi punti di forza, a fronte di una sottile alchimia e di una ardente attrazione che focalizzano il racconto su una estenuante ricerca di momenti di contatto, anche solo uno sguardo o un segnale d’intesa. Descrive la grinta nel conquistare l’attenzione di qualcuno, la gioia nel sentirsi importante, l’umiliazione della bugia, il senso di sfruttamento e di solitudine. Un’altalena di emozioni che la rendono spesso in affanno, incapace di trovare tempo ed energie per mettere correttamente a fuoco quali siano, tra tutti i pensieri, quelli degni di nota e che meritino ulteriore investimento mentale.


Ogni post, ogni descrizione, ogni immagine evocata è un sottile frangente di un viaggio che conduce la protagonista a confrontarsi non solo con i giochi seduttivi e la sensualità dell’universo femminile, ma anche con la progettualità difficile ed incerta di una relazione e con il senso della vita nel suo insieme.  Il suo racconto, quasi scandalosamente dettagliato per l’immediatezza della sua analisi degli eventi, introduce progressivamente il lettore ad una profonda comprensione di cosa siano il magnetismo del pensiero altrui, l’attrazione fisica, la magia di una intesa e quel sottile, ma resistente, filo emozionale capace di  avvicinare due mondi femminili. Viliana ne fa trasparire le sensazioni, i colori, la passione, procedendo su un cammino che comporta sia uno svelamento delle esperienze di vita, sia una sempre più consistente consapevolezza di sè, alla luce dell’amore e del dolore provati.


E’ un diario, questo, che narra la scoperta ed il dispiegarsi di un amore ma anche di un malessere. Duro, aspro, ruvido. Quel tipo di malessere che rende increduli, spesso tremendamente impotenti, impegnati con strenua volontà  in una lotta che crea più sensi di colpa che momenti di soddisfazione o di vittoria. In questo racconto il malessere ha un nome, è il narcisismo. Non quello “simpatico” che fa ironicamente sorridere al solo pensiero di avere accanto qualcuno che dedica a se stesso più attenzione del normale, ma quello patologico, subdolo e tristemente conosciuto come una tra le dinamiche di pensiero clinicamente più pervasive e devastanti, soprattutto nelle relazioni interpersonali. Il narcisismo ed i suoi invisibili tentacoli, dunque. Tentacoli che mostrano spesso il lato falsatamente esaltato della persona, la sua sicurezza, la determinazione, l’energia quasi inesauribile, la sensualità prorompente, la potenza dell’ammiccamento, la magnitudo del sé. 


La  protagonista accarezza questi tentacoli, permette loro di esplorarle la pelle, di entrare nel suo intimo, di polarizzare le traiettorie mentali, di interagire con i suoi desideri e con i suoi sogni. Tentacoli che generano amore, volontà, accudimento, ma che presto rispondono ad una testa che di tutto ciò ne richiede solo una parte per sé, solo per sé. Il narcisista è qualcuno che pretende e lo fa senza chiedersi un perché, senza ricercare una via del giusto o del politically correct . Fa questo in quanto ritiene che attenzione e considerazione gli spettino di diritto, senza che queste siano state in qualche modo conquistate. E’ una forma di pretesa infantile, onnipotente, superba, incontrollata, quasi fosse un infante che con i pugni batte rumorosamente sul seggiolino, buttando a terra ogni oggetto a tiro. Una dimensione mentale in cui il desiderio e la sua realizzazione non sono legati da un senso di volontà o di azione, ma semplicemente “accade”. 


Riecco, dunque, i suoi tentacoli. Più insinuosi e meno attraenti. L’arma più tagliente del narcisista è la manipolazione, l’abilità raffinata volta ad ottenere tutto il possibile per sè e lasciando nell’altro un denigrante senso di colpa e di inettitudine. E’ capace di collera immotivata, di manifestare intensa rabbia di fronte ad inezie. Il narcisista mente, utilizza la bugia per condurre l’altro a mettere in dubbio le proprie capacità di memoria e di percezione degli eventi. Può ignorare chi mostra affetto sincero, mostrando scarsa empatia e comprensione emotiva. Conquista il partner con falso sentimentalismo, nutrendosene poi in maniera avara. Approfitta dell’amore altrui per appagare proiezioni egoiche. Si pone spesso in posizione di superiorità e, quando non ci riesce, gioca a fare la vittima, utilizzando la carta della compassione per azzerare ogni difesa nell’altro.  Chi intrattiene una relazione di coppia con un soggetto con tali dinamiche mentali assume, almeno inizialmente, un atteggiamento di accondiscendenza, arrivando con il tempo a mettere in discussione comportamenti e idee.  Cosi la nostra protagonista. Incantata da tanta grandiosità, quasi ipnotizzata dalla lusinga e dall’orgoglio di essere oggetto prescelto di un tale investimento emotivo. Il suo sorriso, pronto ad aprirsi ad ogni incontro di sguardi. I suoi occhi, concentrati sui suoi movimenti. Le orecchie, capaci di fare barriera con tutto il resto in caso di ascolto delle sue parole. Innamorarsi di un narcisista è facile, sa corteggiare l’altro con simpatia e modi brillanti. E’ seduttivo e disponibile. Ma è una strategia di conquista e, raggiunto l’obiettivo, non è il prologo di nuove pagine felici.  La magia ed il teatrino delle emozioni fiabesche lasciano spazio prima all’incredulità, poi al fastidio, ancora alla preoccupazione, al desiderio di cambiamento salvifico,  infine alla paura ed alla delusione.  Come uno specchio che si infrange, la meravigliosità di un incontro lascia sul pavimento pezzi ormai senza più una forma. Anche raccogliendoli con estrema cautela risulterebbe impossibile ricreare la superficie splendente e lucida che, mesi prima,  rifletteva l’immagine di due donne all’unisono.


Su tutto aleggia una sorta di senso di responsabilità. Come amante, come compagna, come elemento di un nuovo nucleo familiare in presenza di un minore. Ma anche responsabilità per sé, in rispetto alla sorte che, questa volta, ha generato l’incontro con una donna capace di movimentare tale energia emotiva.   Viliana descrive con ricchezza di particolari e profonda partecipazione ogni singolo frammento, ogni sfumatura di una forma di narcisismo che, pezzo dopo pezzo, demolisce l’impalcatura di un sentimento nato con trasparente innocenza e leale affettuosità, per l’una, e diventato, per l’altra, l’ennesimo strumento di appagamento ed esaltazione disfunzionale.  Un donna, compagna innamorata, che aiuta in maniera così incondizionata, disponibile a mettersi in discussione nei comportamenti e negli atteggiamenti, a cambiare luoghi di vita ed abitudini quotidiane, ad assecondare fantasie e piaceri, esprime un incredibile desiderio di vicinanza e di affetto, disegna una volontà che neanche giunge a consapevolezza, tanto è libera e non ragionata.  La lettura di questo libro appaga profondamente il deisderio inconsapevole di  prendere contatto con un essere femminile così definito. La femmina che agisce, si muove, si rapporta nel mondo in virtù del suo sentimento più puro. Non guarda al resto. Non si sofferma sulla pesantezza dell’impegno. Non considera la minore attenzione ai progetti personali in essere. Non si volge indietro a riflettere su ciò che perde. Parte ed opera per il suo obiettivo, amare. 


Ancora i tentacoli. Questa volta graffianti, laceranti. Il tocco aggressivo del dolore ed il segno permanente della sofferenza.  Tutto l’amore, l’affetto, il semplice “esserci” non basta. Il mostro del narcisismo acquisisce ulteriore potere dall’aiuto e dalla considerazione altrui e spazza via ogni onesto tentativo orientato al bene ed alla positività. Questa è la parte del racconto di Viliana che risuona nelle profondità cieche delle esperienze personali. Un senso di disarmante stanchezza regna nel vuoto di suoni, profumi o semplici odori che in ogni altra parte del diario sembrano colorare questo tratto di vita in maniera fortemente espressiva. Un senso di fatica, di abbattimento, di impotenza di fronte a qualcosa di invincibile, di inattaccabile, tale la sua irrazionalità e il suo apparente contrasto.  Non è più il tempo di comprendere cosa si nasconda dietro i repentini cambiamenti d’umore, quali siano le ragioni della rabbia e dell’aggressività, quale il perchè di una dimostrazione d’amore così fuorviante. Il momento è quello di riflessione sulle ceneri, sul terreno ormai bruciato dal fuoco dell’egoismo e del disinteresse per l’altro.


Le vicende narrate in questo libro non sono semplici accadimenti di natura sentimentale, descrizioni più o meno colorite di amori potenzialmente eterni o avventure piccanti, ma diventano il pretesto per aiutare la donna che ne è protagonista, eroina o vittima che si voglia, a guardarsi interiormente. Il racconto diventa uno strumento, un mezzo, un veicolo di emozioni, pensieri e vissuti che nel tempo consente a chi scrive di visualizzare la sua storia oltre il diario, al di là dalle annotazioni condivise a fine giornata, rompendo i confini temporali e viaggiando nel prima e nel molto prima.  La storia di un amore, di più amori, non è che un petalo del fiore di cui è impossibile descriverne il profumo se non dopo aver tentato di comprendere in un ampio e profondo respiro tutto il giardino, con i boccioli in attesa del sole primaverile e quella terra confusamente smossa, senza apparente fioritura ma con la vita in grembo.  Il prato dell’anima, dell’essere al mondo, dell’essere stati figli prima che uomini o donne. Ed è qui che la riflessione si fa pregnante e riesce a rintracciare una modalità di analisi che non è più quella del fallimento sentimentale, del “cosa ne sarà di me”, dell’aver lottato “contro i mulini a vento”, ma quella della rinascita come donna più matura e consapevole.  Uscire dal vortice del narcisismo altrui non è cosa facile. E’ una condizione di vera e propria violenza psicologica, capace di generare traumi e sofferenze per la vita.  Serve una forza interiore che orienti la persona verso la ricerca di un equilibrio più sano, soprattutto con se stessa. Serve il potere del “no” al sopruso e del “si” nell’accettare di sottostare ad una condizione patologica che, come tale, deve necessariamente evolvere in forme più funzionali.  La donna descritta in questo libro è un essere che, ascoltando la sua fragilità, riemerge dalle acque. Una persona che riesce a dare un nome al proprio dolore e a vedere questo, adesso, nello specchio. Una donna che, ora, è in grado di individuare i giusti colori nel disegnare l’albero dei legami familiari, di definire le colpe, di provare rabbia per le parole non espresse, di stracciare una ad una tutte le maschere che la vita può aver generato in funzione di una sopravvivenza precaria.  Questa è la vittoria più eclatante nel suo racconto.  Questo è il grido di profondo amore per sé che Viliana urla.


                                                                  Federico Ambrosetti

                                                                  Psicologo



Dr.Federico Ambrosetti - Psicologo psicoterapeuta - P.IVA 02153580507 - Iscr.n.7323 Ordine degli Psicologi della Toscana

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